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Nel Covo di Dragùt

I Sentieri di Gù

Da oggi comincia la nostra collaborazione con “ I sentieri di Gú”. Di seguito un meraviglioso racconto della nostra terra:

– Ma il lago di Venere non è a Pantelleria? – Appunto! Per chi ha letto i libri di storia, suggeriamo come nome … proprio “Covo di Dragùt”, almeno se dobbiamo lavorare di fantasia, facciamolo rievocando le leggende dei pirati che hanno abitato i nostri mari … e lasciamo ad Erice il culto della amata dea. Sulle mappe (non quelle dei pirati), quelle cartografiche, persino quelle storiche, l’esatta posizione del nostro luogo visitato, porta il nome di Punta Tannùre, qualcun’altro generalizza su Cala Firriato e ancora altri su Zarbo di Mare. Alla fine dei conti, poco importa il vero nome di questo lussureggiante e selvaggio giardino creato da madre natura, un piccolo lembo di terra, dove il carsismo ha dato fiato ad un vero e proprio paradiso terrestre. L’acqua non manca, anche se quest’ultima provenendo dal vicinissimo mare, viene filtrata dal sottosuolo …consegnando alle piante che abitano questo pianeta nascosto, tutti i minerali di cui hanno bisogno per continuare a vivere, la luce filtrante del sole e l’umidità che regna le sue viscere, fanno il resto,creando l’imprescindibile equilibrio che genera la vita. Sul sito sono facilmente individuabili alberi di Frassino visibilmente intagliati dalla mano dell’uomo per l’estrazione della manna, pungitopo, sugherete, querce sempre verdi, il raro asplenio, l’infestante acanto che in tarda primavera si colora della sua inflorescenza bianco-violacea. Rocce, anfratti, stalattiti e stalagmiti, il tutto ad un passo dal mare cristallino che penetra le sue caverne, il luogo perfetto dove i pirati potevano ripararsi dalle intemperie … e chissà, magari nascondere i loro tesori. Dragùt, torneremo presto e stavolta troveremo il tuo tesoro!  

Memmo Gambina, I Sentieri di Gù

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